Un’economia pensata per rigenerarsi da sola
Ora più che mai, con il surriscaldamento del pianeta, l’inquinamento e il problema dell’esubero dei rifiuti di plastica, è indispensabile ripensare il ciclo economico in termini di economia circolare.
Per economia circolare si intende il riuso, la maggiore efficienza dei processi e maggiore durata dei prodotti, il tutto finalizzato alla riduzione dei rifiuti e degli sprechi.
In Europa ci stiamo abituando a sentire parlare sempre più spesso di circular economy o economia circolare.
Secondo la Ellen Macarthur Foundation la circular economy è “un termine generico per definire un’economia pensata per potersi rigenerare da sola”
Ellen Macarthur è una fondazione molto attiva ne3l campo della social responsability e in particolare della circular economy.
Per la fondazione, e per i suoi sostenitori, un’economia circolare è un’economia a rifiuti zero, dove qualsiasi prodotto viene consumato e smaltito senza lasciar traccia.
La circular economy è dunque qualcosa di più del semplice recupero e riciclaggio dei rifiuti. Prevede lo sviluppo di una vera e propria economia da contrapporre a quella lineare che va dalla produzione di un prodotto al suo diventare rifiuto.
Le tecnologie a supporto dell’economia circolare
Nell’economia circolare hanno molta importanza le energie rinnovabili e le tecnologie in grado di ridurre sprechi e produzione di rifiuti.
Nel campo dei beni reperibili, come ad esempio alimenti e farmaci, una delle tecnologie su cui il sistema distributivo deve appoggiarsi è la logistica a temperatura controllata.
Ogni anno nei paesi occidentali oltre il 20% di alimenti, farmaci e prodotti naturali viene dismesso dai canali distributivi in quanto non integro, quindi non rivendibile.
L’economia circolare presuppone un modo di pensare sistemico, che non si esaurisce nella progettazione di prodotti solamente destinati alla vendita.
È un’economia etica, dove lo spreco non è accettato.
In questo sistema, il modello di produzione e distribuzione dei prodotti prevede la massimizzazione della resa delle consegna, la minimizzazione degli sprechi, il conseguente risparmio sui costi di produzione e di gestione, la massimizzazione degli utili.
La posizione dell’Italia
Nel modello dell’economia circolare l’Italia è in un’ottima posizione rispetto agli altri paesi europei, nonostante non abbia una legge precisa che la regoli.
La GDP, ad esempio, rappresenta un compendio di buone pratiche, utili per individuare gli operatoi più virtuosi in campo logistico, ma rappresenta ancora legge.
Economia circolare: le direttive europee
Il 2 dicembre 2015 la Commissione europea ha adottato un ambizioso pacchetto sull’economia circolare.
Il provvedimento obbliga i Paesi membri a riciclare almeno il 70% dei rifiuti urbani e l’80% dei rifiuti da imballaggio, e vieta di gettare in discarica quelli biodegradabili e riciclabili. Le norme dovrebbero entrare in vigore a partire dal 2030.
In base a questo provvedimento, le aziende dovranno strutturarsi per ridurre al minimo la produzione di rifiuti.
Quindi anche i prodotti di scarto da cattiva gestione logistica dovranno essere minimizzati. Le aziende produttrici e distributrici, quindi, ricorreranno sempre più spesso ad operatori di logistica a temperatura controllata.